Autore: Michel De Jaeghere
Traduttore: Angelo Molica Franco
Collana: Biblioteca, n. 6
Pagine: 727
Senza dubbio il crollo della civiltà romana non ebbe né i tratti uniformi né la coloritura romantica con i quali è stato ammantato nella storiografia e nella letteratura, che si sono occupate per secoli di questo immane passaggio epocale. La scomparsa dell’Impero Romano d’Occidente fu il risultato di un’invasione
violenta del territorio entro il limes da parte di popoli che volevano appropriarsi della sua ricchezza senza adottare le sue regole sociali, politiche, giuridiche. Tale
processo produsse un disastro di difficile paragone rispetto ad altri accaduti nella storia. Nel corso di una narrazione densa di drammaticità, senza risparmiarci
sorprese di ogni tipo e con sfoggio leggero di una vastissima cultura in materia, Michel De Jaeghere mette in rilievo le grandi figure di Teodosio, Stilicone,
Alarico, di Galla Placida, Attila o di Ezio, e ricostruisce il secolo decisivo del passaggio tra l’irruzione dei Goti, nel 376, e l’epilogo imperiale, cento anni dopo,
di Romolo Augusto. Il libro ripercorre in un epico affresco la società e le istituzioni della tarda antichità romana, il processo di avvicinamento e di presa di possesso
del territorio e del potere da parte dei barbari, analizza la lunga ascesa dei popoli germanici all’interno del mondo romano, senza trascurare gli aspetti
salienti di storia militare, politica ed economica che ridussero le autorità romane all’impotenza. Il testo, che corre su un doppio registro, riflette poi in particolare sulla grandezza e sui limiti della civiltà antica e sulle cause eterne del tracollo degli imperi. Un capolavoro della storiografia contemporanea da non perdere, per approfondire un topos intramontabile del nostro passato.
Ultimi giorni dell'impero romano (Gli)
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