Autrice: Marina Silvestri
Collana: I Leggeri, n. 43
Pagine: 354
Trieste, agli inizi del Novecento, era un caso singolare: una città di immigrati arrivati per la maggioranza dalle regioni contermini, il Goriziano e la Carniola, l'Istria, la Dalmazia e il Regno d'Italia. Fra le 38.000 e le 50.000 presenze allo scoppio della Grande Guerra. Erano facchini e operai, impiegati, caffettieri, osti, camerieri, tipografi e giornalisti, proprietari di opifici, negozianti, agenti di commercio, di cambio, banchieri e possidenti. Fra i regnicoli vi erano garibaldini e mazziniani, socialisti e anarchici, ma la maggior parte era estranea alla politica e agli scontri nazionali. Intere famiglie avevano scelto di emigrare per necessità, spinte da migliori opportunità economiche. Da Trieste si salpava anche per le Americhe.
Lassù nella Trieste asburgica. La questione dei regnicoli e l'identità rimossa
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